Il counseling a mediazione corporea

Il counseling a mediazione corporea si differenzia dalle altre tipologie di counseling in quanto utilizza strumenti e modalità che coinvolgono la dimensione funzionale e corporea.
Oggi il nostro sistema di vita, sempre più orientato alla velocità e alla produttività, fa perdere il contatto con la percezione del sé; con il sentirsi in modo più profondo e completo.
Eppure sono le percezioni che condizionano i nostri stati d'animo.
Il sentirsi bene nel corpo è il presupposto per ogni altra positiva emozione.
Solo sentendoci bene possiamo essere soddisfatti di quello che facciamo, possiamo amare chi ci sta vicino, sorridere a chi incontriamo, rispettare le opinioni e le posizioni degli altri, discernere  fra ciò che veramente scegliamo di fare e ciò che invece siamo condizionati a fare.
L'agire umano è l'agire del corpo. Anche se spesso ce lo dimentichiamo.

Per ritornare a sentirsi nel corpo c'è una strada sola. Che passa, ovviamente, dall'esperienza corporea.

E qui le strade invece diventano tante.

Esistono tante attività corporee quanto le galassie del cielo. C'è la psicomotricità ; la bioenergetica; la corenergetica; tutti i massaggi (da quelli più meccanici – massaggio sportivo – a quelli estetici – linfodrenaggio -, a quelli cosiddetti “olistici” - tantrico, energetico, californiano, anti-stress) ; tutte le derivazioni occidentali dello yoga fisico (principalmente Hata e Ivengar); lo shiatsu; il rebalancing; il rebirthing; il breathwork; la biodanza; il sistema Rio Abierto; i diversi training autogeni (metodo Schultz, Jacobson); le ginnastiche dolci (Mezieres, Feldenkrais); l'eutonia di Gerda Alexander; l’antiginnastica di Therese Bertherat; l'osteopatia cranio-sacrale e la biodinamica.
Ovviamente ciascun approccio assicura di essere migliore degli altri. Man mano che nella mia formazione ne sperimentavo alcuni, ne incontravo di nuovi. E mi trovavo a pensare a quante vite  ci sarebbero volute per approfondirli davvero tutti! 

Oggi la mia pratica professionale si compone di tanti pezzi diversi. Ho preso quello che ho ritenuto più utile e interessante e ho provato a creare una lente che mi permettesse di leggere e ascoltare: movimento, contatto, emozione, globalità.

Tutto è lì; sempre presente nei messaggi che il corpo invia. Le rigidità, i dolori, le sensazioni di tensione sono dei segnali che raccontano che qualcosa si è squilibrato, che il disagio ha assunto proporzioni tali da creare sofferenze corporee. Ma anche che si può recuperare. Che ci si può rivolgere a sé, alle proprie forze, alla propria vitalità, creatività, all’emozione bloccata alla quale non si è dato spazio.

Il percorso di lavoro non è mai uguale; non esistono protocolli specifici. Ogni volta si tratta di trovare insieme al paziente la via più funzionale. Che è sempre diversa; perchè diverse sono le persone, il loro vissuto corporeo, la postura che adoperano per stare nel mondo e le emozioni che incontrano nel viaggio dentro di sé.

La percezione del sé, del proprio respiro, dei movimenti energetici che permeano le esperienze quotidiane, portano ad una consapevolezza nuova della propria presenza corporea, del proprio stare al mondo. Riattivare le proprie energie per sperimentare questa nuova qualità di presenza nel “qui e ora”, è l’obiettivo del percorso di counseling a mediazione corporea.